Come stimare i rischi in implantologia? Ecco la guida per sentirsi sicuri

Hai perso uno o più denti e vuoi riaverli fissi? Temi l’intervento? Conoscere il nemico è il primo passo per sconfiggerlo. Ecco dunque una guida su come stimare i rischi in implantologia. 

Se hai timore che qualcosa possa andare storto durante l’operazione, sei nel posto giusto perché scoprirai quali sono i rischi in implantologia correlati all’intervento e tutti gli accorgimenti che vengono adottati prima della sua esecuzione.

Con il termine rischio operatorio si intende la probabilità che nel periodo peri-operatorio (ovvero prima, durante e dopo l’intervento), si verifichino complicanze in grado di alterare il decorso prevedibile della patologia. 

Esistono due tipi di rischio: medico e chirurgico.

Il rischio medico riguarda le condizioni generali del paziente all’atto dell’intervento di implantologia. Viene effettuata una sua stima considerando: età del paziente, patologie pregresse o in atto, terapie farmacologiche e interventi chirurgici eseguiti in passato.

farmaci per impianti

Il rischio chirurgico invece, si riferisce prevalentemente al rischio correlato all’intervento che deve essere eseguito. I fattori influenzanti questo parametro sono: il tipo di intervento, la tecnica chirurgica adottata, le competenze dell’equipe chirurgica e la disponibilità di attrezzature e strumenti adeguati.

Difatti, l’intervento chirurgico rappresenta la conclusione di un iter diagnostico accurato e programmato che mira ad apprendere notizie non solo relative alla patologia da trattare, ma anche ad inquadrare lo stato di salute generale del paziente.


Indice:

  1. Rischio medico
    1. Anamnesi
    2. Esami di laboratorio
    3. Valutazioni delle condizioni patologiche
      1. Rischio ridotto
      2. Rischio moderato
      3. Rischio elevato
  2. Rischio chirurgico
    1. Esame obiettivo del cavo orale
    2. Valutazione radiografica
    3. Trauma operatorio
  3. Complicanze da evitare

Rischio medico

I pazienti a rischio medico in implantologia sono tutti quei pazienti con alterazioni psico-fisiche dello stato di salute generale, che con maggiore facilità rispetto ad un soggetto sano, possono provocare emergenze o complicanze prima, durante e dopo l’intervento.

Per poter diminuire sostanzialmente le complicanze provocate dall’intervento odontoiatrico e per programmare un piano terapeutico indicato per le condizioni generali del paziente, risulta fondamentale determinare il rischio medico mediante la valutazione pre-operatoria.

rischi in implantologia

Appare evidente dunque, che prima ancora di guardare in bocca e di inserire l’impianto, è necessario stabilire se sei in grado di tollerare l’intervento chirurgico o meno e stabilire se ci sono controindicazioni all’intervento di implantologia.

Il primo passo consiste nell’individuazione di eventuali patologie e nella loro attribuzione ad uno dei tre stadi di rischio medico del paziente: ridotto, medio ed elevato.

L’inquadramento da un punto di vista generale del paziente candidato all’impianto consiste in diversi step: anamnesi, esami di laboratorio standard, valutazione delle condizioni patologiche.

Anamnesi

L’anamnesi è la raccolta di tutti i dati relativi al paziente finalizzata a comprendere se vi sono particolari patologie o condizioni che possono interferire con la terapia implantare.

Esistono diversi tipi di anamnesi:

  • fisiologica;
  • familiare;
  • patologica prossima;
  • patologica remota;
  • farmacologica.

Dapprima verrà eseguita una anamnesi di tipo fisiologico, in cui si andranno ad analizzare gli aspetti relativi alle funzioni normali dell’organismo.

Seguirà una anamnesi di tipo familiare volta a stabilire se in famiglia sussistono condizioni patologiche caratterizzate da una certa ereditarietà o trasmissibilità nei confronti del paziente.

In seguito si procede con l’anamnesi di tipo patologico che si distingue in patologica prossima e patologica remota. Quella patologica prossima è la descrizione del problema che ha portato il paziente dall’implantologo: in questo caso potrebbe magari essere la parodontite, l’ipermobilità dentaria o la mancanza di uno o più denti.

Quella patologica remota prevede un’indagine relativa alle patologie pregresse e in atto, agli interventi chirurgici eseguiti in passato sia a livello del cavo orale che degli altri distretti.

Infine estremamente importante è anche l’anamnesi farmacologica, tramite la quale si raccoglie l’elenco di tutti i farmaci assunti dal paziente per poter evidenziare eventuali interferenze con l’intervento di inserimento dell’impianto.

Esami di laboratorio standard

Prima di ogni procedura chirurgica, è fondamentale valutare gli esami di laboratorio del paziente, al fine di definire l’eventuale presenza di importanti patologie ed il grado di rischio medico, riducendo al minimo qualsiasi emergenza o pericolo per la salute.

Oltre agli esami specifici prescritti per via di una o più patologie in atto del paziente, quelli routinari che andrebbero considerati sono:

  • Emocromo con formula. E’ un esame di laboratorio completo del sangue, che serve a determinare la concentrazione delle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine) e a determinare i livelli dell’ematocrito (HTC), e dell’emoglobina (Hb), fattore esplicativo dell’anemia, nonché diversi altri parametri del sangue;

esami di laboratorio

  • VES o velocità di eritrosedimentazione (velocità di sedimentazione dei globuli rossi).
    E’ un esame di laboratorio che si effettua sul sangue reso incoagulabile e fornisce la velocità con cui i globuli rossi si separano dal plasma depositandosi sul fondo. È un indice aspecifico di infiammazione;
  • Glicemiacioè il valore della concentrazione di glucosio nel sangue, utile per la valutazione di un eventuale diabete;
  • Creatininemiache è la concentrazione di creatinina nel sangue. La sua misurazione viene utilizzata per comprendere lo stato e gli eventuali danni a livello renale;
  • PT, PTT e INR per la valutazione della coagulazione;
  • Altri parametri quali azotemia, sodiemia, potassiemia, calcemia, transaminasi per avere informazioni sulla funzionalità del fegato;
  • Talvolta, esami delle urine standard.

Valutazione delle condizioni patologiche

L’American Society of Anesthesiologists ha stilato inoltre una classificazione dello stato fisico del paziente per valutare il rischio anestesiologico, detta classificazione ASA.

Pur essendo nata principalmente per gli interventi chirurgici con anestesia generale, spesso questa classificazione viene considerata come punto di riferimento anche per gli interventi di implantologia.

CLASSE ASA CONDIZIONI PATOLOGICHE
I Paziente in buone condizioni di salute.
II Paziente con malattia sistemica modesta tale da non compromettere la normale attività (es. pressione alta ben trattata).
III Paziente affetto da malattia sistemica grave che limita l’attività ma non comporta invalidità ( es. paziente cardiopatico che tollera una modesta attività fisica ma che presenta affanno in seguito a sforzo anche lieve).
IV Pazienti con malattia sistemica grave che rappresenta una costante minaccia per la vita (es. angina instabile).
V Paziente moribondo che non sopravviverebbe più di 24 ore.

Un’altra classificazione importante suddivide la patologia in base ad un rischio ridotto, moderato o elevato. rischi in implantologia

Rischio ridotto

Patologia compensata, stabile; età inferiore ai 60 anni.
Si tratta di pazienti asintomatici che non hanno limiti nelle loro attività quotidiane.
Sono sotto controllo medico e hanno una buona risposta alla terapia.

In questo caso è possibile eseguire il trattamento senza limitazioni in base alle necessità implantari e alle aspettative del paziente.

Rischio moderato

Patologia in stadio avanzato, in progressione o associazione di più patologie; età inferiore agli 80 anni.
Sono pazienti che hanno segni e sintomi correlati alla loro patologia e limitano in qualche modo le loro attività quotidiane. Sono privi di controllo medico e hanno una scarsa risposta alla terapia.

Qui sarebbe opportuno effettuare terapie semplici adottando precauzioni idonee alla patologia di riferimento. Gli interventi complessi sarebbe preferibile pianificarli dopo aver consultato il medico specialista.

Rischio elevato

Patologie scompensate che possono rappresentare un rischio per la vita del paziente.
L’unica possibilità è ricorrere a terapie in regime ospedaliero o contro il dolore.

Rischio chirurgico

Il rischio chirurgico invece, si riferisce prevalentemente al rischio associato alla terapia che deve essere eseguita.

In questa categoria i fattori influenzanti sono molteplici:

  • tipo di intervento; rischi in implantologia
  • tecnica chirurgica adottata;
  • competenze dell’equipe chirurgica;
  • disponibilità di attrezzature e strumenti adeguati;
  • distretto anatomico interessato dall’intervento chirurgico;
  • anestesia adoperata.

Per stadiare il paziente entro una determinata categoria di rischio chirurgico è fondamentale eseguire un esame obiettivo del cavo orale, esami radiografici e considerazioni relative al tipo di intervento.

Esame obiettivo del cavo orale

 L’esame obiettivo consiste in una analisi clinica che comprende la valutazione dei tessuti duri e molli del cavo orale.
Nel contesto dell’implantologia, sarà principalmente orientato a valutare lo stato di salute delle gengive, il numero di denti mancanti o irrecuperabili e la presenza o assenza di spazio sufficiente in arcata per poter inserire la vite. 

Ad esempio, se il paziente possiede una igiene orale scadente, l’impianto andrebbe controindicato in quanto senza una corretta rimozione della placca dalla sua superficie andrebbe incontro ad un maggior rischio di fallimento.

L’ispezione e la palpazione del cavo orale sono dunque due aspetti fondamentali per stimare i rischi in implantologia e quindi per il successo o il fallimento della terapia.

Valutazione radiografica

Gli esami radiografici più usati in implantologia sono l’ortopantomografia (OPT) e la tomografia computerizzata (CBCT).
La loro valutazione ci permette di progettare, di programmare e di valutare i rischi dell’intervento.
Grazie a questi esami possiamo ridurre drasticamente i rischi potenziali legati all’inserimento dell’impianto.

Sapere con esattezza dove si trova il seno mascellare è di estrema importanza al fine di evitare che la vite possa perforare la membrana del seno e dare luogo a infezioni e sinusiti.
Alla stessa maniera, conoscere gli spessori e le altezze dell’osso nella sede in cui vogliamo inserire l’impianto è essenziale per prevenire la lesione di vasi e nervi nobili, come il nervo alveolare inferiore o il nervo mentoniero.

Trauma operatorio

Per ciò che concerne la valutazione del trauma operatorio dei trattamenti, possiamo individuare:

  • terapie non chirurgiche, che distinguiamo in: non invasive, semplici o estese; rischi in implantologia
  • terapie chirurgiche, che possono essere classificate in: semplici, complesse, estese;

L’inserimento di un impianto per definizione fa parte delle terapie chirurgiche ma la sua stadiazione dipende dal numero di viti inserite.

Complicanze da evitare

La stima dei rischi in implantologia non è solo rilevante per capire se il paziente è in grado di subire l’intervento, ma anche per evitare tutta una serie di complicanze. Tra queste, citiamo:

  1. complicanze di salute generale in caso di patologie a rischio (Es. emorragie se il paziente assume anticoagulanti);
  2. gonfiore dei tessuti attorno all’impianto;
  3. infezioni del sito chirurgico come perimplantite e mucosite;
  4. stiramenti e recisione di vasi e nervi;
  5. perforazione della membrana del seno mascellare;
  6. mancata osteointegrazione dell’impianto;
  7. apertura del lembo suturato;
  8. reazioni allergicherischi in implantologia

Ovviamente, se ci si rivolge ad un implantologo preparato e competente, tramite una corretta valutazione preoperatoria e lo studio attento del caso clinico queste complicanze sono piuttosto improbabili.

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